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Eschilo: vita e opere

Ott 15, 2018

Biografia (525 a.C. – 456 a.C.)

Eschilo nasce ad Eleusi, nell’Attica, uno dei luoghi più religiosi. Questo spiega il suo rapporto con le divinità e incide profondamente sulla sua indagine del conflitto libertà/necessità. Egli combatté sicuramente a Maratona (secondo quanto scritto sul suo epitaffio: ciò sta a rappresentare l’importanza data al fatto di essere prima cittadino e poi tragediografo).

Eschilo fu un innovatore nel contesto del teatro greco, in quanto introdusse in secondo attore e ridusse l’importanza del coro per conferirne alla parte recitata. Le sue opere dovevano ammontare, secondo le fonti, a una novantina, ma quelle che sono giunte fino ad oggi sono solamente sette.

Alcune fonti vantano per Eschilo una trentina di vittorie nei concorsi tragici (13 da vivo e 15 postume). Quelle che però ricordiamo maggiormente sono quella del 472 a.C con I Persiani e quella del 458 a.C. con L’Orestea.

I Persiani

Come già anticipato, si tratta di un unicum nella storia del teatro greco: sono state pochissime le tragedie ad argomento storico. Inoltre, il corega di questa tragedia fu proprio Pericle.

L’episodio narrato è la battaglia di Salamina, nel corso della seconda guerra persiana. La particolarità di questa scelta risiede nelle tempistiche: la battaglia si svolse nel 480, e la tragedia viene rappresentata nel 472. Questo significa che, direttamente o indirettamente, il pubblico era direttamente coinvolto nell’episodio.

La tragedia si apre a Susa, dove si trova la regina Atossa, moglie di Dario, con il figlio Serse. Quindi Eschilo decide di partire dalla parte del nemico. Questa scelta viene fatta probabilmente per non essere troppo autocelebrativo, sottolineando piuttosto che ci sia qualcosa da comprendere da Serse e in generale dai perdenti.

Si prosegue poi con la descrizione del sogno di Atossa: due donne simboleggianti la Grecia e la Persia (a sottolineare la radice comune delle due popolazioni). Compare poi l’immagine di Serse con la veste stracciata (vero e proprio esodo della guerra). Infine, la visione di un’aquila ferita da un falco (aquila = simbolo del potere reale; irreale che un altro predatore come un falco ferisca un’aquila)

CARATTERISTICHE DEL PASSO:
Inizio e sogno di Atossa
  • I Persiani iniziano con la parodo, senza prologo, con un “catalogo dei nomi”;
  • Nel testo sono ricorrenti anfibolie (parole polisemantiche), che servono a porre l’accento sulla contraddittorietà della realtà (oppure la premonizione di essa);
  • Tema del sogno, di particolare importanza nel mondo greco: visto come un demone che si impossessa delle persone nel sonno;
  • Dopo il confronto tra le due donne, in cui l’accento viene posto sull’indipendenza della Grecia, è la libertà il tema centrale della descrizione della guerra;
  • Confronto delle mentalità: per la regina il popolo non è altro che un gregge.

Il passo della battaglia di Salamina si presta a una duplice possibilità di lettura. Esso può infatti considerarsi come una testimonianza diretta sulla battaglia da qualcuno che l’ha vissuta in prima persona, ma anche la sua lettura dal punto di vista letterario risulta interessante.

Nella descrizione dei Persiani si sottolinea il loro ordine: eseguono solo quello che viene loro ordinato. Questo si rivela però un loro grande limite alla fine della guerra. Per quanto riguarda i Greci, all’improvviso si innalza un peana (canto dedicato ad Apollo) in maniera spontanea. Anche il battito dei remi è simultaneo: i Greci risultano quindi fortemente uniti, e non ordinati come i Persiani, che non sanno agire esenti da un comando esterno. 

CARATTERISTICHE DEL PASSO:

La battaglia di Salamina
  • Grande presenza di omerismi, soprattutto attraverso l’uso di epiteti;
  • Molto dettagli nella descrizione della battaglia: per Eschilo risulta fondamentale ricordarne tutte le fasi (dimostra nuovamente di averne preso parte);
  • Contrasto tra l’iniziativa dei Greci e il disorientamento persiano;
  • Concetto chiave: la libertà (v.402): bisogna liberare le famiglie, gli amici e la patria (climax ascendente)
  • I Greci vincono perché sono uomini liberi che combattono per la propria patria.
  • Temi ricorrenti: l’idea che l’uomo non possa intervenire sul proprio destino + l’invidia degli dei nei confronti di un uomo dalla condizione “troppo positiva”.

Nel momento dell’evocazione dello spirito di Dario viene fatto riferimento al ponte di barche sull’Ellesponto, considerato un atto di ὕβϱις (hybris), parola chiave presente anche nel testo, al v. 821. Dario è infatti consapevole di questa esagerazione da parte del proprio figlio. In questo caso è evidente lo scopo educativo della tragedia: è un messaggio in realtà rivolto allo stesso popolo greco.

Alla fine della tragedia Serse rimane in vita. Si tratta di una visione ottimistica: è un segno di magnanimità degli dei: nonostante abbia tentato di superare i propri limiti in quanto essere umano, gli viene concessa una possibilità di riscatto.

È lo stesso messaggio proposto nell’Agamennone: “col patire, capire”.

L’Orestea

Si tratta dell’ultima grande opera Eschilea, l’unica trilogia concatenata (o “legata”), ossia che si svolge attorno ad un unico mito. Si tratta di un unicum concettuale (non temporale o spaziale, come verrà analizzato in seguito): le tre tragedie si completano. Le scelte compiute dall’autore dimostrano il fine educativo della tragedia: Eschilo lo rivisita sulla base del contesto politico e sociale dell’epoca.

Consideriamo la struttura della trilogia:

  1. Agamennone, ambientato ad Argo, narra l’uccisione di Agamennone da parte di Clitemnestra;
  2. Coèfore, ambientate sempre ad Argo, si concentrano sulla scelta di Oreste: vendicare il padre uccidendo la madre (seguire quindi le leggi del γένος, vendicare chi ha ucciso il proprio padre) o lasciare invendicato Agamennone?
  3. Eumènidi, ambientate a Delfi e Atene, rappresentano il superamento delle leggi del γένος (ghènos)
Temi: politica, etica, religione

La scelta di ambientare la trilogia ad Argo piuttosto che a Micene è espressione della sempre crescente rivalità tra Atene e Sparta. Atene, infatti, si era recentemente alleata con Argo, tradizionale nemica degli spartani. In questo modo Oreste, al termine delle Eumenidi, si ritrova a promettere agli Ateniesi la sua gratitudine e l’alleanza della sua città. Nella tradizione, la sanzione all’atto di Oreste era affidata all’intervento di Apollo. Ora la sua soluzione spetta ad Atene, ed essa coincide con l’istituzione dell’Areopago.

Nello stesso periodo Efialte aveva ridotto la competenza giuridica dell’Areopago ai soli crimini di sangue. Quindi la corte dell’Areopago viene celebrata da Eschilo non solo “in quanto tale”, ma soprattutto per la sua specifica pertinenza giudiziaria, affidatale dalle riforme di Efialte e, in seguito, di Pericle.

Quindi L’Orestea investe princìpi giuridici, etici e religiosi. Viene infatti sottolineata l’importanza del superamento di una giustizia arcaica a favore dell’amministrazione razionale della giustizia da parte di una comunità. In tal modo sarebbe stato possibile considerare non soltanto il fatto in sé, ma anche circostanze e moventi. Questo si riflette nella trasformazione delle Erinni in Eumenidi, dee benevole e non più irrazionali e vendicative. 

Un altro tema affrontato è quello dell’ereditatierà della colpa. Agamennone era colpevole non solo della sua colpa, ma anche di quella del padre che aveva servito a Tieste le carni dei propri figli. Allo stesso modo, secondo il γένος, Oreste sarebbe da considerare colpevole, ma ciò non accade per il superamento di questa giustizia arcaica. Anche in questo caso viene data una possibilità di riscatto, sempre però dopo aver affrontato delle situazioni dolorose.

In questo articolo vediamo nel dettaglio la struttura dell’Agamennone, cercando di compiere un’analisi il più possibile completa. E come sempre, buono studio!

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