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Arthur Schopenhauer

Nov 5, 2018


Biografia

Arthur Schopenhauer nasce in Danzica nel 1788 e muore a Francoforte sul Meno, nel 1860. Disgustato dalla vita mondana, presto si dedica interamente allo studio di classici latini, greci e della filosofia indiana. Dopo la laurea nel 1813 in filosofia, pubblica, nel 1819, il suo capolavoroIl mondo come volontà e rappresentazione. Dal 1820 al 1032 insegna a Berlino, anche se si ritroverà più di una volta di fronte a un’aula vuota: i suoi corsi si tengono dello stesso luogo e negli stessi orari di quelli di Hegel, che Arthur definisce un “ciarlatano di mente ottusa”. Si trasferisce dunque a Francoforte, dove rimarrà fino alla sua morte.


Il “successore di Kant”

Arthur si considera il solo degno successore di Kant. A suo avviso, il filosofo di Königsberg ebbe il grande merito di aver individuato la distinzione tra fenomeno e noumeno, sebbene anche Platone (con il mito della caverna) e la filosofia indiana avessero fatto qualcosa di analogo. Il mondo fenomenico è il campo della scienza, cioè della ricerca delle correlazioni tra i fenomeni. lo scopo di questa ricerca è puramente pratico. Al di fuori di esso ci sono però “qualità occulte, inarrivabili per la scienza”. Due in particolare vengono individuati: i principi di ragione e la cosa in sé. Essi sono oggetti essenziali della filosofia


Il mondo come volontà e rappresentazione

Il mondo fenomenico è per Schopenhauer il mondo della rappresentazione. L’autore di tali rappresentazioni è il soggetto, l’uomo, che conosce i fenomeni che lo circondano. Queste rappresentazioni vengono create applicando le forme a priori dello spazio e del tempo. Esse sono “principium individuationis”, principio d’individuazione. Sono, cioè, ciò in base a cui ogni ente differisce da ogni altro. La sola categoria kantiana che viene ripresa, come terza forma a priori, è quella della causalità: è la capacità delle cose di produrre effetti sulle altre cose. Questo significa che il mondo fenomenico è dominato dal determinismo.

Il mondo fenomenico, tuttavia, non è che un sogno, un’illusione. Schopenhauer lo definisce “Velo di Maya”, rifacendosi a diversi concetti della religione e della cultura induista. Dietro di esso si nasconde la cosa in sé, il noùmeno. Si tratta di una forza cieca e irrazionale: la Volontà. Nell’ottica schopenhaueriana, il noùmeno è conoscibile, poiché si manifesta nell’uomo attraverso il corpo. Essa è l’elemento strutturale della realtà, è infinita e agisce all’interno di ogni essere (il quale è, però, sempre finito). Questo contrasto genera tensioni, conflitti, dolori: lo scontro tra finito e infinito è la radice dell’infelicità umana. Questo perché la Volontà non riesce mai ad affermare se stessa, a causa della finitezza

La Volontà è Noùmeno, e dunque è indipendente


L’infelicità umana e le vie di liberazione

Seppure l’uomo si illuda di essere libero, in realtà è governato dalla Volontà; vaga senza meta al solo scopo di trovare un modo per affermarla. Per questo motivo la realtà non è che un grande caos cui nulla può sfuggire, nemmeno l’amore, o qualsiasi altro tipo di piacere. La vita è mossa da un desiderio incessante e caratterizzata da un perenne stato di insoddisfazione: la vita è dolore, e ogni piacere è solo temporanea sospensione del dolore. Tra la soddisfazione di un desiderio e il subentrare di un altro sorge un sentimento per Schopenhauer forse più terribile ancora del dolore: la noia.

“La vita oscilla quindi come un pendolo, di qua e di là, tra il dolore e la noia, che sono in realtà i suoi veri elementi costitutivi”

Arthur Schopenhauer

La vita, dunque, non è che rinvio della morte. Il filosofo, però, individua tre possibili vie di liberazione

  1. L’arte è per Schopenhauer la conoscenza disinteressata delle forme eterne (le Idee in senso platonico). Essa è opera del genio, che intuisce le Idee e le comunica agli altri. Un ruolo dominante è attribuito alla musica, riproduzione della stessa Volontà. Tuttavia, l’arte non libera dalla Volontà. Si tratta piuttosto di un conforto, anch’esso temporaneo ed effimero.
  2. La morale: essa si afferma attraverso la giustizia, ovvero la negazione della sopraffazione reciproca tra gli esseri umani e il riconoscimento dell’altrui dignità. Il suo momento più alto è la compassione, la soppressione dell’egoismo e la consapevolezza di un destino condiviso. In ogni caso, anche questa non è che una consolazione temporanea.
  3. L’ascesi: l’esperienza del nulla del mondo. Consiste nell’annientamento della Volontà, alla rinuncia a tutti i piaceri. Alla voluntas si contrappone e si abbraccia la noluntas. Ci si dedica a povertà e castità, negando l’individualità. Questa è la sola autentica via di liberazione. Non lo è invece il suicidio, considerato comunque espressione della Volontà.

Per il suo anti-idealismo, il recupero di una distinzione tra fenomeni e mondo ideale, nonché l’introduzione in Europa di concetti legati alle filosofie orientali, Arthur Schopenhauer resta un filosofo importante e molto influente.


⚠ Vi ricordiamo che anche noi siamo stati studenti, quindi i nostri appunti non sono decisamente perfetti, ma possono tornare utili. Gli argomenti e i testi che abbiamo affrontato dipendono dalla nostra diretta esperienza scolastica. Per qualsiasi dubbio, cliccate qui per scriverci. ⚠

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