BIOGRAFIA (480 a.C. – 406 a.C.)
Euripide nasce intorno al 480 a.C. a Salamina, in una famiglia agiata, grazie alla quale riceve un’ottima educazione. A differenza degli altri due grandi poeti tragici (Eschilo e Sofocle) , non si impegna in campo politico e trascorre una vita da intellettuale appartato, dedito all’attività poetica. Per questa ragione abbiamo poche notizie biografiche sul suo conto. Sappiamo però che nel 408 si trasferisce in Macedonia, alla corte del re Archelao, dove trascorre gli ultimi due anni della sua vita. Sono noti inoltre i legami di amicizia con Crizia e Alcibiade e la relazione con Agatone.
La produzione poetica di Euripide doveva essere molto vasta (si conoscono 92 drammi), ma a causa del carattere innovativo e dello sperimentalismo della sua arte, non fu molto apprezzato dal suo pubblico: ottenne solo cinque vittorie (l’ultima postuma con le Baccanti nel 406). Il teatro di Euripide sarà rivalutato in età ellenistica e nei secoli a venire, ed è per questa ragione che il numero di tragedie giunte fino a noi è superiore a quelle di Eschilo e Sofocle. Di Euripide ci sono giunte integralmente 18 tragedie e un dramma satiresco.
UN TEATRO INNOVATIVO
Nel dramma euripideo lo scontro tra libertà e necessità viene portato sul piano della realtà umana: le costrizioni che determinano i conflitti interiori dei personaggi non sono più legate alla volontà divina o ad un disegno provvidenziale, bensì alle forze irrazionali che ne dominano la volontà.
In questo senso, una delle grandi innovazioni di Euripide è proprio l’attenzione al carattere e alla dimensione psicologica, che diventa protagonista del dramma. I personaggi qui non sono eroi e modelli esemplari portatori di grandi valori, ma piuttosto vittime della loro stessa psiche: appaiono dominati da forze irrazionali laceranti, che li spingono ad agire oltre il senso morale e la loro stessa volontà (vd. Medea).
A differenza degli eroi di Eschilo e Sofocle, quindi, gli eroi di Euripide non sono mossi da una forza esterna e superiore, né sono inseriti in un disegno provvidenziale inconoscibile. Gli stessi dei compaiono qui come semplici personaggi teatrali, e non come portatori di valori ideali. In Euripide, infatti, il mondo divino non è in grado di fornire una risposta e una soluzione ai conflitti degli uomini. Questa visione quasi laica della realtà, che risente dell’influsso dei sofisti, procurò al tragediografo l’accusa di ateismo.
LE INNOVAZIONI DRAMMATURGICHE
Lo sperimentalismo euripideo si misura anche nelle innovazioni tecniche. A differenza degli altri tragici, per esempio, Euripide si serve di un prologo espositivo: la scena si apre con il monologo di un personaggio che informa il pubblico sugli antefatti. In questo modo il prologo è slegato dall’azione, rappresenta una scena a sé stante. Molto più frequente in Euripide è poi la monodia, ovvero il canto a voce sola dell’attore, che caratterizza i momenti dell’azione più carichi di pathos.
Tipica chiusura del dramma euripideo, infine, è l’espediente del deus ex machina, ovvero l’apparizione della divinità. Come abbiamo accennato sopra, Euripide non è interessato tanto a trovare una soluzione al conflitto che lacera il protagonista quanto piuttosto ad analizzare in profondità e mettere sulla scena il dramma psicologico della crisi della ragione. Il deus ex machina, quindi, rappresenta la soluzione ad una situazione altrimenti non risolvibile.