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Orientamento: guida al percorso universitario (e non)

Mag 23, 2021

L’ultimo anno delle scuole superiori mette tuttз lз studentз di fronte ad una difficile scelta: cosa farò dopo? Come costruirò il mio futuro? Quali sono i percorsi migliori per me? Alcunз hanno le idee ben chiare, per altrз invece la scelta è difficile e ricca di ostacoli. Per questa ragione il team di Più Di Sei ha deciso di condividere il proprio bagaglio di esperienze. Speriamo di riuscire a rendere più semplice la riflessione su questo importante passaggio di vita. Scopriamo insieme quali sono le opzioni una volta superato lo scoglio del diploma., in una pratica guida di orientamento universitario, lavorativo ed extra-formativo.

SCEGLIERE L’UNIVERSITÀ

L’università è una delle strade più gettonate dopo la fine delle superiori. È normale sentirsi sopraffattз, perché oggi sono disponibili moltissimi percorsi differenti, molto specifici e strutturati. Innanzitutto bisogna fare un po’ di chiarezza e soprattutto andare oltre le facoltà più conosciute come Giurisprudenza, Economia, Lettere e via dicendo. Considerate i vostri interessi e le vostre aspirazioni per il futuro. Dietro l’apparente confusione c’è un percorso adatto a voi, e avere di fronte un panorama definito è il primo passo per una scelta consapevole!

I criteri della scelta

Due sono i criteri da considerare nella propria scelta: la predisposizione per una disciplina e le prospettive post-laurea. Cosa volete fare da grandз? Questa è la Domanda con la D maiuscola. Bisogna trovare un giusto e sostenibile equilibrio. Scegliere una facoltà in base al tasso di occupazione dellз studentз dopo la laurea può essere apparentemente una buona scelta, ma potrebbe costringervi a svolgere una professione che non sentite veramente vostra e che non vi appaga completamente. Analogamente, non considerare affatto il vostro futuro professionale potrebbe spingervi ad accettare dei compromessi, ad essere soddisfattз del vostro percorso di formazione ma non poterlo mettere pienamente a frutto. Come sempre, l’ottimo sta nel mezzo.

Sfatiamo i miti comuni

Per scegliere consapevolmente dobbiamo liberare la mente da alcuni pregiudizi sul mondo universitario.

1) Le facoltà umanistiche non sono meno valide di quelle scientifiche: anche se il mondo contemporaneo sembra valorizzare meno la formazione in ambito umanistico, le competenze acquisite in facoltà come Lettere e Filosofia possono essere molto preziose in ambito professionale. Il fatto che l’unico esito di questi percorsi sia l’insegnamento è un falso mito. Il mondo umanistico è molto variegato e può essere una base preziosa per chi si occupa di formazione, gestione delle risorse umane, comunicazione, tutela dei beni culturali e in moltissimi altri campi.

2) Attentз alla concorrenza! Prima di scegliere quale percorso seguire, considerate bene anche quanto alcune facoltà e alcuni ambiti professionali siano ormai saturi. In questi casi, non bisogna necessariamente rinunciare, ma occorre arricchire il proprio percorso e renderlo unico. Dovete emergere in mezzo ad un gruppo molto nutrito di studentз e futurз lavoratorз.

3) Una scelta non è per sempre: quando sono in ballo la vostra felicità e il vostro futuro, non dovete temere di tornare sui vostri passi. Avete capito che la vostra prima scelta non corrisponde alle vostre aspettative? Bene, non esitate a considerare altre opzioni.

Qualche punto di vista

È sempre utile ascoltare le esperienze di chi ha già affrontato questo scoglio. Ecco perché abbiamo deciso di condividere le nostre con voi. Ognunǝ di noi ha alle spalle un percorso diverso, e forse riusciremo a rispondere a qualche domanda e ad appianare alcuni dubbi. Buona lettura!

Il momento della scelta

In quinta superiore gli orientamenti si concentrano sulle solite classiche facoltà di Medicina, Legge, Filosofia o Lettere. Lз insegnantз tendono inoltre a denigrare facoltà “giovani” e a non proporre università al di fuori della regione: questi comportamenti chiudono allǝ studentǝ milioni di strade, tra le quali forse vi è quella giusta. Sicuramente prendere in considerazione la possibilità di studiare fuori casa apre molti interrogativi ed incertezze, che aumentano esponenzialmente se il corso è a numero chiuso. Vale la pena provare? Sarò capace di autogestirmi? 

Malgrado tutte le insicurezze rimane importante andare oltre le proposte dellз professorз e i pregiudizi dellз stessз. Personalmente, scegliere di tentare l’ingresso in una facoltà di nicchia, a numero chiuso e a 200 chilometri da casa non è stato semplice. Rinunciare sarebbe stata l’alternativa più facile per non dare problemi e preoccupazioni a nessunǝ. Eppure, per quanto possa sembrare impossibile e complicato, qualsiasi cosa ci riservi il futuro andrà bene, se quella è la direzione della nostra felicità.

Alessia

Andare controcorrente

Terminato il liceo, chiunque incontrassi mi esortava a frequentare la facoltà di Legge, a loro dire la scelta più corretta… non ho mai capito se la loro intenzione fosse quella di evitare che percorressi strade meno comuni o se avessero soltanto bisogno di un buon legale. Sul più bello ho dovuto deludere le loro aspettative e scegliere qualcosa che mi permettesse di approfondire una reale passione. Ero consapevole che avrei almeno dovuto tentare di inseguire questa strada e non le orme di qualcun altrǝ, e che avrei sempre potuto cambiare la mia decisione. Ciò che ho considerato sin da subito è stata l’ipotesi di un indirizzo non eccessivamente specifico, in modo da avere varie opportunità in seguito, pertanto la mia ricerca mi ha condotto all’Università IULM, in cui ho individuato un modello che la contraddistingue dalle altre università. I 2000 km che mi separavano da casa e la convinzione che l’autonomia acquisita fino a quel momento non fosse all’altezza della città di Milano hanno rappresentato soltanto una parentesi iniziale, lasciando presto spazio a esperienze didattiche (e non) che avrebbero poi contribuito a una rapida crescita personale, rendendo ancora più forte la mia passione.

Silvia

Scegliere un’accademia

Scegliere di frequentare un’Accademia di Belle Arti apre la strada ad un po’ di dubbi, alimentati da voci di corridoio e dalle preoccupazioni di chi ci sta intorno.

Non c’è una formula magica per fare la scelta giusta, ma posso offrirvi dei consigli alla luce del fatto che sono riuscita a sopravvivere a quella “giungla”. Scegliete bene l’accademia in base alle materie dei piani di studio: ognuna ha le proprie e il proprio modo di insegnarle. Siate curiosi di scoprire quali saranno i vostri professori e ricordate che sono pur sempre degli “addetti ai lavori” che insegneranno in base alla loro creatività. E soprattutto non abbiate paura di fare gruppo. Il mondo dell’arte, in tutte le sue forme, è fatto di professionalità diverse che collaborano insieme.  Avere la stessa mentalità anche mentre studiate vi aiuterà senz’altro a superare gli studi incolumi e vi preparerà al mondo lavorativo che vi aspetta.

Anna

Trovare la strada giusta

Ricordo il giorno in cui dissi ai miei genitori che volevo studiare Lettere Classiche e loro mi hanno guardata con gli occhi sgranati. Dopo anni passati nella ferma convinzione di voler studiare Storia dell’Arte, in quinta superiore ho ammesso a me stessa che cambiare i piani non è per forza un segno di debolezza o di indecisione, soprattutto quando porta con sé il sollievo di aver fatto una scelta che ci rende felicз. Ho sempre avuto un amore molto profondo per lo studio e sapevo già di voler proseguire la mia formazione all’Università, ma per molto tempo ho evitato di chiedermi se quello che volevo studiare fosse ancora ciò che avevo deciso anni prima. La mia impazienza di avere risposte solide e definitive mi ha portata a non interrogarmi abbastanza su ciò che mi appassionava realmente e a non prestare attenzione al fatto che con me maturassero e cambiassero anche i miei interessi. Tre anni fa la risposta non era che una piccola intuizione davanti a me, nascosta nell’amore per le discipline classiche: oggi è la curiosità sempre viva per ciò che studio. 

Elena

Una domanda da porsi

Scegliere le lettere classiche può sembrare anacronistico agli occhi dellз studentз di oggi e, devo dire, anche in me a volte è sorto il dubbio di aver fatto un’erronea valutazione. Ora però sono orgogliosa e soprattutto felice di questa scelta. Ho esplorato tutti gli ambiti di studio del mondo antico e sono stata rapita dal fascino e dalla bellezza dell’archeologia, dai suoi metodi scientifici e rigorosi e dal suo grande valore umano. Il mio entusiasmo ha convinto anche i miei genitori, inizialmente timorosi e preoccupati per il mio futuro. La mia consapevolezza nella scelta è maturata non senza difficoltà. Ho passato in rassegna tutte le opzioni possibili: giurisprudenza, economia, fisica, psicologia e chi più ne ha più ne metta. La domanda che mi ha veramente aiutata nella mia decisione è questa: Cosa potrei fare con gioia per tutta la vita? Cosa può donarmi soddisfazione e felicità ogni giorno? In tutta onestà posso dire di non essermi affatto pentita della risposta. 

Beatrice

Seguire una passione

Durante il triennio del liceo sono stato folgorato dalla filosofia: nessun’altra materia mi stimolava tanto e mi era così utile nel quotidiano. Lo so, sembra assurdo parlando di filosofia! Eppure per me (e per tanti altri, ve lo assicuro) è stato e continua ad essere così. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni di università è che bisogna andare oltre agli stereotipi che circolano sulle varie facoltà e seguire ciò che ci interessa veramente. Più approfondisco lo studio di questa materia e più me ne innamoro, tanto che, finita la magistrale, voglio fare il dottorato e diventare ricercatore. Ogni percorso è il giusto percorso: bisogna, però, saperlo rendere fruttuoso e arricchirlo con altre esperienze di valore.

Benjamin

ACCORGERSI DI AVER SBAGLIATO

Non sempre la prima scelta è quella vincente: il mondo universitario può rivelarsi molto diverso dalle proprie aspettative, e a volte ci si può rendere conto di aver sbagliato. La strada di chi si iscrive all’università e sostiene con successo tutti gli esami riconfermando la propria scelta è solo una delle possibilità. A chiunque può succedere di sbagliare, l’importante è non rimanere incastratз in una situazione che mette a disagio e impedisce di trovare la propria strada.

Cambiare facoltà

Non è così raro decidere di cambiare facoltà. Sembrerà di rifare tutto il percorso da capo, e probabilmente in parte sarà così. Ma si avranno a disposizione nuove conoscenze e nuovi strumenti utili alla scelta. Come per ogni grande decisione, la cosa più importante è mantenere la lucidità, considerare tutti i passaggi e percorrerli uno per uno.

Sfatare miti comuni

La sensazione più frequente è quella di aver perso del tempo. Questo succede perché siamo abituatз a una retorica dell'”unica strada possibile”, quella in cui le idee sono chiare da subito, gli esami si danno per tempo, si ottiene un titolo di studio e ci si affaccia sul mondo lavorativo. Anche in questo caso, si tratta solo di una delle possibilità.

Non importa quanti anni si abbia passato a studiare una determinata disciplina prima di cambiare strada: il tempo trascorso sarà comunque utile e prezioso a livello di crescita personale e studentesca. Poche persone hanno la possibilità di conoscere ambienti universitari diversi tra loro, sperimentarne gli insegnamenti, gli esami, i diversi approcci allo studio e alla ricerca. Vivere il proprio tempo come un’opportunità e una risorsa è un ottimo modo di rimettere in prospettiva il proprio percorso.

Come ci si sente?

Non è facile accettare di cambiare la strada che hai scelto di percorrere, un po’ per orgoglio personale, un po’ per come la società ti fa sentire all’idea di cambiare dopo due anni. Perché quei due anni vengono visti come buttati via, e nel tempo diventa una convinzione che si finisce per abbracciare. Ma non è così. Sono comunque parte di un percorso di arricchimento e di crescita personale.Se ad un certo punto si capisce che la strada intrapresa non è quella giusta vale la pena tornare sui propri passi. Non importa quanti se ne siano fatti.Perché adesso mi guardo indietro e penso “cavolo quante lacrime e sangue ho buttato quando invece potevo cambiare idea prima e fare prima quello che mi piaceva”.E ora mi sento più libera, più in pace, più felice. Sono più felice all’idea di studiare qualcosa che mi piace, piuttosto che aprire i libri e sentirmi a disagio al pensiero di vedere numeri su numeri.

Francesca

AFFIANCARE STUDIO E LAVORO

Un’altra possibile strada è quella che unisce due orizzonti: il lavoro e lo studio. Sono diverse le ragioni per cui questi due mondi si possono incontrare: può essere per necessità o per propria decisione. Vediamo insieme le diverse possibilità e cosa implicano.

Come e perché affiancare studio e lavoro

Le ragioni per cominciare a lavorare negli anni dell’università sono molteplici, dal costo della vita nella città di residenza al desiderio di riuscire a coprire le spese personali in favore di un po’ di indipendenza dai genitori. Si tratta di una scelta lodevole e responsabile, ma che comporta molti impegni di cui si deve essere consapevoli. Infatti, studiare e lavorare in parallelo non è semplice. La decisione di studiare e al contempo lavorare richiede tempo, energie e dedizione costante e non va sottovalutata.

Il fattore principale che va tenuto in considerazione è il tempo: la giornata di unǝ studentǝ universitariǝ è occupata in buona parte dalle lezioni e dagli impegni correlati (spostamenti, laboratori, studio…). Gli orari e il monte ore variano in base al semestre, al numero di corsi seguiti e al corso di laurea. A meno che non si scelga di sostenere il percorso universitario da non frequentanti, questo è un elemento che va tenuto in considerazione nella scelta dell’impiego: lavori part-time o ad orario fisso risultano difficili da gestire e sono sconsigliabili.

Trovare un equilibrio tra le parti

Il compromesso ideale è una situazione lavorativa flessibile e non vincolante, che si adatti bene ai ritmi e alle scadenze dell’anno accademico. Qualche esempio? Le ripetizioni sono un grande classico perché facilmente gestibili e redditizie. Bastano un paio di annunci sui siti giusti o sui cancelli delle scuole per ricevere le richieste che fanno al caso vostro. Potrete scegliere la materia, il livello e gli orari settimanali in cui lavorare. Una buona alternativa è il servizio di babysitting, altrettanto comodo e flessibile. Non vanno infine sottovalutate le opportunità di lavoro stagionale, quelle in concomitanza di eventi, soprattutto nelle grandi città, o le offerte degli atenei, che spesso assumono studenti per gestire le biblioteche e altri servizi interni.

In generale, un buon equilibrio è garantito bilanciando entrambi gli impegni – quello universitario e quello lavorativo – con serietà, ma soprattutto nei limiti delle nostre energie. Il rischio più grande che si corre infatti è quello di “fare il passo più lungo della gamba”, sottovalutando (o sopravvalutando) il carico dell’uno o dell’altro, ritrovandosi poi in difficoltà. Per questa ragione, è importante essere consapevolз del fatto che unǝ studentǝ non sarà mai unǝ lavoratorǝ (e viceversa): una delle due strade richiederà necessariamente la priorità e occuperà la maggior parte del nostro tempo e delle nostre energie.

Quando bisogna scegliere tra le due parti

Alcune opportunità di carriera possono ribaltare le nostre prospettive, costringendoci a fare una serie di valutazioni. È ragionevole interrompere gli studi in favore di un buon lavoro? Dipende. Come in ogni circostanza, la scelta più saggia è quella di ponderare le ragioni a favore e quelle contrarie per le due possibilità. Per esempio, se si svolge un lavoro part-time e se la propria facoltà è a ciclo unico, molto probabilmente la giusta decisione è concentrarsi sullo studio se non si trova un equilibrio. Molti fattori concorrono alla scelta: perché si frequenta il proprio corso di laurea? Si vorrebbe continuare in futuro il lavoro che si svolge attualmente? Si dovrà conseguire un titolo di laurea per entrare nel mondo del lavoro? Esaminiamo nel dettaglio le due possibilità.

Scegliere lo studio

Intraprendere un percorso universitario non è una scelta scontata: presuppone interesse, obiettivi e soprattutto la volontà di impegnarsi per raggiungerli. Questo non implica aver già le idee chiare sulla carriera lavorativa che si vuole intraprendere, bensì indica la disponibilità a seguire un percorso che possa aiutarci a trovare la risposta. La priorità, però, deve essere sempre la nostra serenità: studiare perché costretti dai genitori, dalla pressione sociale o per paura del futuro non deve essere un’opzione.

In questo senso, l’Università costituisce una delle scelte ed è sbagliato partire dal presupposto che sia l’unica corretta o possibile. La decisione di intraprendere un percorso universitario, per esempio, può essere motivata dalla consapevolezza che il lavoro a cui si ambisce richiede un certo tipo di studi. Alcuni mestieri infatti richiedono necessariamente laurea e abilitazione, come l’insegnante o l’avvocato, per i quali l’Università rappresenta una tappa fondamentale. Per chi non ha ancora le idee chiare, scegliere di studiare non è comunque un errore: l’Università è un mondo aperto, pieno di stimoli e di esperienze, non può che suscitare in noi almeno la curiosità di guardarci intorno e può aiutarci a intuire la nostra vocazione.

Scegliere il lavoro

Ci sono diverse ragioni per cui interrompere (o mettere in pausa) lo studio in favore di una carriera lavorativa può essere una scelta giusta. Trovare il proprio posto nel mondo (lavorativo e non) è un percorso che si compone di diversi e numerosi fattori. Se ci accorgiamo di percorrere una strada che ci piace più in ambito lavorativo che accademico, è il momento di dare priorità a quello che più ci fa crescere e conoscere noi stessз.

D’altronde, smettere di frequentare l’Università non significa smettere di imparare o studiare, in primo luogo perché si può sempre riprendere il percorso là dove è stato interrotto. Inoltre, per continuare ad essere stimolatз e soddisfattз in ambito lavorativo, bisogna sempre rimanere aggiornatз e imparare nozioni, strumenti e tecniche utili alla propria carriera.

Ho cercato il più possibile un equilibrio tra studio e lavoro. Ad un certo punto mi sono semplicemente accorta che stava diventando impossibile: volevo migliorare nel mio lavoro, ma ero incalzata dalle scadenze degli esami. Allo stesso tempo, non riuscivo a studiare in modo efficace perché perdevo tantissimo tempo nel prepararmi più volte per lo stesso esame, rimandandolo spesso di sessione in sessione. Sapevo che avrei dovuto scegliere, ma dalle impressioni di chiunque attorno a me sembrava che la scelta possibile fosse solo una: finire gli studi. Poi sono tornata alla ragione di tutto: perché frequentavo Filosofia? Per pura passione, curiosità e voglia di imparare. E avrei potuto continuare, con i miei tempi e i miei ritmi. Ma una carriera da libera professionista non avrebbe aspettato, e la mia voglia di mettermi in gioco doveva essere sfamata. Ho pensato: “devo farlo, qui e ora”. Così ho congelato gli studi e ho aperto la partita IVA. Non ho più avvertito quella pressione e quell’ansia ibrida di prima. E non ho mai smesso di imparare.

Diana

STRADE ALTERNATIVE

Quest’ultima parte del nostro articolo è dedicata a tuttз coloro che si sentono ancora confusз e disorientatз, che si sentono quasi sopraffattз dalla scelta del percorso di studi e che forse si sentono anche un po’ costrettз a fare l’università. A tutte queste persone è bene dire che ci sono delle alternative. Sfatiamo subito un mito: non bisogna fare per forza l’università, né subito dopo le superiori né in generale nella vita. Su questo tema c’è molta pressione sociale e l’orizzonte di unǝ maturandǝ sembra non potersi allargare oltre i confini degli istituti accademici. La verità, però, è un’altra: esistono delle soluzioni alternative, sia temporanee che a lungo termine. La laurea (anche quando è obbligatoriamente richiesta per svolgere un certo lavoro) è semplicemente un mezzo tra tanti altri per costruire il proprio futuro. Perciò, limitare le proprie prospettive di scelta alle sole università può essere molto riduttivo e può condurre a decisioni sbagliate.

Soluzioni temporanee: l’anno sabbatico

Il passaggio superiori-università non deve necessariamente essere immediato. A volte, prendersi del tempo per pensare, conoscersi e fare esperienze può essere la soluzione migliore, soprattutto se non si hanno le idee chiare sul lavoro e sulla persona che si vuole diventare. Fare delle scelte affrettate o forzate rischia di farci intraprendere un percorso di vita indesiderato o non adatto a noi. Per questo motivo un’alternativa da considerare è quella del cosiddetto gap year, o anno sabbatico: un periodo di stop dallo studio, per la prima volta dopo 13 anni di scuola.

Un periodo di pausa per alcune persone può essere fondamentale, ma ad una condizione: non dev’essere un semplice momento di svago e relax, ma bisogna renderlo il più possibile fruttuoso. Un anno sabbatico, per essere davvero sensato, deve essere riempito di esperienze, dedicato a conoscere se stessз, a testarsi in ambiti nuovi e a riflettere con calma e serietà sulla direzione che si vuole dare al proprio futuro. La scelta di come colmare questo tempo sta al singolo, ma una serie di idee e suggerimenti possono aiutare a districarsi tra le varie possibilità, spunti che sono rivolti anche a chi ha già le idee chiare sul proprio percorso accademico: l’università non è solo studio, ma un periodo di formazione a 360° gradi.

Esperienze di lavoro

Abbiamo già esplorato il mondo dellǝ studentǝ-lavoratorǝ e sappiamo che la cosa più difficile è trovare un equilibrio tra il tempo dello studio e quello del lavoro. Spesso si è costrettз a scegliere una delle due strade. Svolgere un’esperienza professionale durante un anno sabbatico può evitarci quel dilemma e di farci tuffare immediatamente nel mondo del lavoro. Uscire dall’ambiente protetto della scuola e testarsi nella giungla lavorativa tra scadenze, obblighi e colleghз sarà sicuramente un momento formativo di grande valore.

Questa strada non è, però, delle più semplici. Data la nostra giovane età, la nostra poca esperienza e qualificazione e il fatto che stiamo cercando un’occupazione temporanea, incontreremo sicuramente delle difficoltà nella ricerca del lavoro. Inoltre, non è detto che troveremo un posto che rispecchi le nostre aspirazioni. Tuttavia, anche in questi casi c’è molto da imparare: già solo aver provato sulla propria pelle la ricerca attiva del lavoro e aver esercitato un’attitudine professionale rappresentano un enorme vantaggio rispetto a chi non ha avuto modo di fare queste esperienze. E se abbiamo la fortuna di trovare un’occupazione che è in linea con i nostri desideri, allora potremo capire, come mai avremmo potuto, se quella è la strada giusta per noi.

Esperienze di volontariato

Lavoro e volontariato sono molto simili, ma anche molto diversi. Entrambi possono offrire un ambiente nuovo, pratico e concreto, in cui mettersi alla prova, imparare nuove abilità e acquisire un atteggiamento serio e proattivo. Inoltre, entrambe le esperienze ci permettono di rendere servizio alla nostra comunità, svolgendo mansioni socialmente utili. Le differenze non sono tanto di natura economica (il volontariato non è pagato, se non con un rimborso spese), ma riguardano piuttosto l’impegno richiesto e le pressioni presenti: generalmente l’ambiente del volontariato è un po’ più morbido di quello lavorativo o almeno rappresenta un inserimento più graduale e accompagnato. Perciò, probabilmente, fare un’esperienza di volontariato durante un anno sabbatico è il giusto compromesso tra formazione “sul campo” e libertà di entrare nel mondo lavorativo seguendo i propri ritmi.

Le possibilità

Ci sono diverse opzioni riguardo alle modalità di volontariato. La più popolare e strutturata è quella del Servizio Civile: un anno di volontariato (con rimborso spese) presso enti e associazioni che hanno presentato un progetto in ambito culturale, ambientale, sociale o educativo. Ogni anno è possibile partecipare al bando indetto dal proprio comune e ottenere il posto dopo una serie di selezioni. Se siamo più intraprendenti e abbiamo voglia di fare un’esperienza all’estero, possiamo iscriverci al Corpo Europeo di Solidarietà (che in pratica è il Servizio Civile, ma svolto in un altro paese dell’Unione Europea) oppure cercare su alcuni portali come Workaway, ottenendo così giornalmente vitto e alloggio in cambio di ore di lavoro volontario. Infine, possiamo sempre provare a rivolgerci alle associazioni locali, magari proprio sotto casa nostra, che hanno sempre bisogno di una mano e che saranno felicissime di accoglierci.

Esperienze di vita

Lavoro e volontariato sono ottimi modi per rendere un anno sabbatico fruttuoso. Questo periodo, però, può essere anche un momento per fare esperienze di vita, ugualmente formative anche se in un senso più introspettivo e indiretto. Capire chi siamo, quali sono le cose che riteniamo importanti e quali sono i nostri desideri è altrettanto fondamentale per la nostra formazione – anzitutto perché ci aiuta a scegliere la direzione da seguire. In alcuni casi, queste esperienze di vita possono andare di pari passo con il lavoro e il volontariato (così come con l’università).

Per moltз questo può significare ottenere un po’ di indipendenza, guadagnando e gestendo i propri soldi, andando a vivere da solз, magari trasferendosi in una città diversa. Per altrз, invece, può voler dire viaggiare: mettersi uno zaino in spalla ed esplorare il mondo, sperimentando uno stile di vita completamente diverso da quello precedente. Un’altra possibilità è quella di seguire le proprie passioni, soprattutto in ambito artistico, culturale o sociale. Dedicare un anno completamente alla propria passione può essere il modo migliore per capire se vogliamo che diventi la nostra professione oppure che rimanga solo un hobby. In conclusione, le opzioni sono potenzialmente infinite, limitate solo dalle aspirazioni e dalla fantasia di ognuno: l’importante è fare, fare, fare!

Soluzioni a lungo termine: oltre l’università 

Come dicevamo prima, l’università non è affatto un passaggio obbligato nella vita di unǝ giovanǝ. Pur essendo diventato molto comune, fare l’università tanto per farla potrebbe non essere il miglior investimento del proprio tempo e del proprio denaro. Esistono, infatti, metodi di formazione alternativi che potrebbero rappresentare la scelta giusta. Una scelta che potrebbe benissimo arrivare alla fine di un anno sabbatico, oppure non appena usciti delle scuole superiori.

Formazione alternativa

Le università non sono gli unici enti che offrono percorsi di apprendimento. Anzi, esiste un intero mondo di formazione post diploma non universitaria: una costellazione di istituti, accademie e scuole che offrono corsi di vario genere, sia volti allo studio sia alla professionalizzazione. Alcuni di questi corsi sono gratuiti perché offerti dalla sfera pubblica, altri invece sono privati e possono essere più o meno costosi. Come per le università, anche qui bisognerà informarsi molto bene e assicurarsi della qualità dell’insegnamento e (in caso di corsi professionalizzanti) delle opportunità di stage e lavoro durante e dopo.

Gli ambiti trattati da questi percorsi di formazione sono tra i più disparati: dall’istruzione tecnica ad alcuni lavori specialistici in campo culturale (archivistica, mediazione linguistica, conservazione dei beni culturali, …),  dall’addestramento nelle forze armate alle arti (grafica, teatro, cinema, musica, animazione, design, …). Spesso questo tipo di formazione si concentra sui lavori nati di recente, legati al digitale e alle nuove tecnologie. Infine, questi corsi professionali (così come quelli universitari) possono essere integrati attraverso la formazione autonoma: un processo di educazione autogestito che si svolge per vie traverse (spesso online) rispetto agli istituti educativi tradizionali accademici e non. Ne abbiamo parlato più approfonditamente in questo articolo.

Alternative alla formazione

Può anche essere che non ne possiamo più di libri e interrogazioni e che (almeno per il momento) preferiamo fare qualcosa di più pratico e concreto. Mettere in pausa la propria formazione è una valida opzione: magari abbiamo un posto che ci aspetta nell’attività di famiglia, oppure vogliamo solo buttarci nel mondo del lavoro, o ancora, durante il nostro anno sabbatico abbiamo fatto delle esperienze che vogliamo continuare, trasformando quella soluzione da temporanea ad una condizione a lungo termine. Quando abbiamo in mente un obiettivo, l’unica decisione sbagliata è quella di non perseguirlo.

CONCLUSIONE

In chiusura possiamo aggiungere due riflessioni, già accennate nel corso dell’articolo. La prima è che una scelta non è per sempre: è sempre possibile fare marcia indietro e ricominciare gli studi da dove li avevamo lasciati. Ci sono decisioni giuste per ogni momento e cambiare idea non è segno di debolezza, ma anzi di crescita! La seconda considerazione è che la formazione è un processo continuo. Anche se smettiamo di studiare, non smetteremo mai di imparare: cambiano solo i mezzi e le modalità.

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