Le innovazioni dovute ai fenomeni di globalizzazione hanno creato una nuova necessità: quella di disporre di mezzi di comunicazione capaci di sostenere il villaggio globale che andava creandosi. In questo contesto è stata rapida l’ascesa dei social network come nuovi media di massa, dove il contenuto non viene più presentato all’utente, ma prodotto dal fruitore stesso. I social network hanno di certo cambiato le nostre vite e il modo in cui comunichiamo, esponendoci allo stesso tempo a pericoli nuovi legati alla sicurezza, alla nostra immagine e alla nostra privacy.
NUOVE CONNESSIONI
L’impatto del fenomeno, a livello mondiale, può essere difficile da analizzare per unǝ “nativǝ digitale”. Oggi, in pochissimi secondi e a portata di un click, si possono raggiungere e “incontrare” centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, rompendo ufficialmente la barriera della lontananza fisica. Le relazioni a distanza smettono di essere sofferte a causa di lettere mai arrivate o telefonate perse. Improvvisamente diventa possibile l’interazione tramite le chat persone sconosciute, che iniziano a condividere all’istante un ambiente intimo.
Nasce dunque in questo modo l’osannato concetto della condivisione, non di tipo materiale, ma relazionato alla sfera affettiva, privata. Insomma: di sviluppa l’abitudine di condividere foto, video, stati d’animo molto legati alla propria vita privata. Così il piatto diventa il soggetto di un set fotografico e il selfie la miglior forma per mettere in mostra la propria felicità o tristezza.
“Show, don’t tell”
Questa fruizione dei social non fa altro che mettere in pratica la regola aurea della narrazione, regola che tutt’oggi scrittori validissimi fanno difficoltà a seguire: “show, don’t tell”. Mostrare senza raccontare, in modo che il lettore senta le emozioni di un personaggio, e non le osservi e basta. Allo stesso modo, chi posta una foto mostra allз suз follower – e non solo – la propria interiorità. Ma fino a che punto si rimane proprietariз di questa interiorità?
I social network come tali non sono strumenti da condannare. Costituiscono impostanti strumenti (di comunicazione, partecipazione, comunità, supporto) nell’epoca in cui ci troviamo sulla Terra. Serve piuttosto instillare una giusta quantità di dubbio riguardo alla loro modalità di utilizzo, che ci faccia porre delle domande prima di condividere qualcosa tramite chat e post.
SOCIAL E “IRL”
Fino a che punto ciò che vediamo nel feed di unǝ utente rispecchia la sua personalità irl (in real life, nella vita reale)? Perché è così importante la condivisione? Quali sono essere i pericoli che si nascondono dietro il tasto “invio”?
I profili e le pagine con cui interagiamo ogni giorno possono essere di diverso tipo: lucro, intrattenimento, interesse o privato. Quest’ultimo rappresenta la maggior parte dellз utenti che si collegano alle diverse piattaforme, e che cercano di rappresentare loro stessз al meglio. Si creano così nuove facciate che mettono a disposizione di chi le guardi un ventaglio di caratteristiche che definiscono la personalità dell’utente.
Personalità social
Il confronto con “la facciata social” è un vero e proprio metro di giudizio, un modo per conoscere meglio uno sconosciuto, un conoscente oppure la crush di turno. Tuttavia, poiché si tratta di una presentazione “di facciata”, ci sono degli elementi da tenere a mente.
In primo luogo, le nostre personalità social rispecchiano degli schemi, amplificati della società concreta e che si compongono di canoni di bellezza e idee ben precise. Chi si trova davanti alla scelta se pubblicare o meno una foto sul proprio profilo lo fa tramite un filtro di perfezione, che viene promosso costantemente e che potrebbe mettere in crisi l’autostima di alcunз. Assoggettatз e attaccatз da idee irrealizzabili e ristrette, moltз sentono col tempo di non poter appartenere a una società (o comunità) se non rispettando precise regole estetiche, dove la bellezza è raggiungibile tramite lunghe sessioni di trucco o una fortuna genetica.
In risposta (o forse come premessa), si diffonde l’esigenza di usare filtri, modificatori di foto ed effetti per risultare perfettз, correggendo i “difetti” umani che rendono ogni individuǝ unicǝ. Molti profili iniziano ad assomigliarsi, rappresentando una realtà di apparenze dove si legge di una vita piena e felice, frutto di un’idealizzazione telematica.
POTERI E RISCHI DELLA CONDIVISIONE
Tuttз vogliono raggiungere un certo numero di like e desiderano condividere momenti importanti (o futili) per essere notatз, in un’esasperata – conscia o inconscia – richiesta di attenzioni. Altre volte, invece, la condivisione riguarda meno se stessз e più un intento informativo, di intrattenimento, o anche di supporto.
Community, nel bene e nel male
I social network permettono di creare comunità basate sui propri interessi, e molte di queste comunità possono offrire supporto, aiuto, consigli, o anche solo una risata. Altre volte, invece, sono proprio i social i canali maggiori di informazione su temi che i media tradizionali, per un motivo o per l’altro, non coprono. In altri casi ancora, il social diventa il mezzo migliore per diffondere una protesta, richiedere giustizia, far sentire la propria voce. Sui social si svolgono seminari ed eventi formativi, si raccolgono fondi per cause importanti, si costruisce una consapevolezza sui temi più disparati.
Restano anche in questo caso una serie di clausole da seguire: l’informazione tramite social può diventare molto pericolosa. Abbiamo sentito parlare spesso delle “fake news”, e allo stesso tempo esiste il pericolo di sentire sempre la stessa campana. Se ci si circonda soltanto di media o persone che la pensano come noi, non sapremo mai analizzare con raziocinio la nostra posizione.
Allo stesso tempo, non tutte le comunità nate sul web sono portatrici di valori condivisi positivi e/o inclusivi. Da un lato, esistono comunità estremiste che trovano il proprio palcoscenico proprio nel mondo della messaggistica istantanea (qui un interessante approfondimento a riguardo). Dall’altro, anche le comunità apparentemente più “innocenti” (з fan di unǝ determinatǝ cantante/youtuber/blogger o lз appassionatз di specifici videogame/film/serie) possono diventare un piccolo esercito discriminatorio oppure offensivo nei confronti dellз altrз, oppure creare un clima molto negativo al proprio interno.
Social network e privacy
Esiste un’altra verità che molti ignorano e altri preferiscono tacere: condiviso un post, uno stato d’animo, una foto o un momento privato, non si può più tornare indietro. Nonostante si possa avere un account privato o si decida di cancellarlo, questo – in entrambi i casi – lascia una traccia e rimane raggiungibile. Quando viene condivisa una foto, questa smette di appartenere al soggetto ritratto in essa e diventa pubblica. Seppure sembri controintuitivo, è un’azione che si fa volontariamente, accettando il contratto che si firma con il social in questione.
La stessa cosa accade quando si inviano messaggi o foto in una chat, perché questi smettono di appartenere allǝ mittente e diventano dellǝ destinatariǝ, e potenzialmente – se venissero ricondivisi – anche di altrз utenti. Questo succede per tutti i messaggi, anche se sono a sfondo sessuale. Seppure legalmente la ricondivisione di certi contenuti privati sia illegale, dall’altra la giustizia manca dei mezzi e del potere per cancellare definitivamente un contenuto che ormai è online. Sono scenari che conosciamo: condivisione dopo condivisione il nostro contenuto inizia a far parte della rete, e un momento intimo diventa pubblico e privo di padroni. Non solo questo crea disagio e vergogna alla vittima, ma anche seri problemi sociali ed economici. Spesso datorз di lavoro, agenzie e amicз si basano sulla facciata che appare nei social per entrare in contatto con noi, o per cambiare un rapporto già stabilito nella vita reale.
Come reagire?
I social network sono un mezzo di comunicazione intuitivo e innovativo, caratterizzato dalla velocità e dalla condivisione. Sono un ambiente enorme, dove ognunǝ può ritrovarsi tra meme divertenti e post d’interesse creativo, ma come contesto sociale, anche qui si nascondono delle difficoltà intrinseche complesse.
La soluzione, come spesso accade, risiede nella consapevolezza. Conoscere i rischi e il potere delle proprie condivisioni è il primo passo. Ma si può andare oltre, e informarsi ulteriormente: leggere di questioni legate alla privacy online, di cambiamenti nelle normative dei singoli media, delle risorse legali in nostro potere per difenderci, qualsiasi sia lo scenario.
Allo stesso tempo, è importante interrogarci sullo scopo di ogni contenuto che condividiamo, commentiamo, o che riceviamo nel nostro feed. Qual è il suo valore? In che modo ci arricchisce (se lo fa), oppure perché è dannoso (per noi o per lз altrз)? Possiamo sempre scegliere la rete di contenuti a cui siamo espostз. Possiamo decidere quali comunità sono adatte a noi e quali invece ci espongono a commenti d’odio, rabbia e stress. Come per ogni strumento, anche in questo caso il potere è nostro, ed è nostra la responsabilità di usarlo per il bene di tuttз, bilanciando le nostre energie e interrogandoci sempre sul risultato delle nostre azioni.
Mattia