Coordinate e subordinate sono due tipologie di proposizioni che si trovano all’interno del periodo. La sintassi studia l’organizzazione del periodo, cioè una frase complessa costituita da due o più proposizioni in rapporto tra loro. Per reggersi, ogni periodo composto da più proposizioni deve contenere un enunciato di base, cioè una proposizione sintatticamente autonoma, che è detta indipendente (perché potrebbe esistere anche da sola) o principale (perché da essa dipendono tutte le altre). Coordinate e subordinate si distinguono proprio in base al loro rapporto con l’enunciato di base. Questo vale tanto in italiano quanto in latino.
La proposizione principale o indipendente
La proposizione principale o indipendente, sia in italiano che in latino, può essere di diversi tipi.
- Enunciativa: riferisce un fatto o un pensiero, si costruisce con l’indicativo.
- Interrogativa diretta: pone una domanda in modo diretto; si costruisce con l’indicativo o con un congiuntivo indipendente.
- Esclamativa: esprime un sentimento o un’emozione; si costruisce con l’indicativo.
- Volitiva: esprime una volontà; si costruisce con il congiuntivo esortativo, il congiuntivo desiderativo o l’imperativo.
- Incidentale: è una breve frase inserita all’interno del periodo, che serve a chiarire un’affermazione o a commentarla.
Le altre proposizioni all’interno del periodo si distinguono in due diverse categorie in base al loro rapporto con la principale.
- Coordinate: quando sono disposte in sequenza, ma sono anch’esse autonome (potrebbero esistere anche da sole), cioè non dipendono sintatticamente dalla principale.
- Subordinate o dipendenti: non sono sintatticamente autonome, ma dipendono da un’altra proposizione.
Le coordinate
La coordinazione è il collegamento fra due o più proposizioni poste sullo stesso piano, cioè autonome e indipendenti l’una dall’altra dal punto di vista sintattico. Anche in questo caso esistono due tipologie di coordinate, a seconda della frase a cui è collegata.
- Coordinata alla principale: è indipendente e autonoma come la principale.
Per esempio: Marcus currit / et videt canem (Marco corre / e vede un cane).
Marcus currit è la principale, mentre et videt canem è la coordinata alla principale. Si tratta di due proposizioni indipendenti, che stanno sullo stesso piano.
- Coordinata alla subordinata: è dipendente come la subordinata.
Per esempio: Marcus fugit / quia timet patrem / et cupit solitudinem (Marco fugge / perché ha paura del padre / e desidera la solitudine).
Marcus fugit è la principale, da cui dipende la subordinata causale quia timet patrem, alla quale è coordinata et cupit solitudinem.
La coordinata è introdotta da una congiunzione coordinante. Ne esistono diversi tipi, in base ai quali si distinguono varie specie di coordinazione:
- Copulativa: congiunge due proposizioni semplicemente unendole, e può essere di tre tipi.
- Affermativa: et, -que, atque, ac (e); etiam, quoque (anche).
- Negativa: neque, ne, et non, ne… quidem (nemmeno).
- Correlativa: et… et (sia… sia); cum… tum (come… così), modo… modo (ora… ora); nec… nec (né… né).
- Disgiuntiva: separa due proposizioni e le pone in alternativa. Le congiunzioni sono:
- aut (o), per due concetti che si escludono a vicenda.
- Vel (o), per due concetti poco diversi, per cui l’uno non esclude l’altro.
- Seu, sive (o piuttosto), precisa un concetto espresso in precedenza.
- Avversativa: oppone le due proposizioni coordinate. Le congiunzioni sono:
- sed, verum, vero, autem (ma).
- At, atqui (eppure); tamen (tuttavia).
- Dichiarativa: unisce due proposizioni di cui la seconda spiega e conferma quella che precede. Le congiunzioni sono:
- nam, enim (infatti).
- Conclusiva: unisce due proposizioni indicando che la seconda è la conseguenza della prima. Le congiunzioni sono:
- ergo, igitur (dunque).
- Itaque (pertanto).
La subordinate
La subordinazione è la disposizione nel periodo di due o più proposizioni poste in dipendenza una dall’altra. Il termine arriva dal latino sub, cioè “sotto” e ordinatio, cioè “disposizione”. Indica quindi un ordinamento sintattico che prevede la collocazione di una frase in dipendenza da un’altra.
Una subordinata è una proposizione priva di autonomia sintattica e per questo è anche detta dipendente o secondaria. Si dice di 1° grado se dipende dalla principale; di 2°, 3° grado e così via se dipende da un’altra subordinata.
Le subordinate si classificano in questo modo:
- completive/sostantive/complementari dirette: nel periodo hanno la funzione che è svolta da un sostantivo in un caso diretto, cioè quella di un complemento diretto. In altre parole fungono da soggetto o da complemento oggetto nei confronti della principale. Esse sono:
- infinitive.
- Completive introdotte da quod dichiarativo; completive di fatto (ut/ut non); completive volitive (ut/ne); introdotte da quin, quominus, ne.
- Interrogative indirette.
- Attributive: svolgono nel periodo la funzione che è svolta dall’aggettivo o dall’apposizione. Appartengono a questo gruppo solo le relative proprie.
- Circostanziali/avverbiali/complementari indirette: svolgono nel periodo la funzione che è svolta dai complementi indiretti, cioè arricchiscono la reggente introducendo informazioni circostanziali di vario genere. Esse sono:
- Finali: indicano il fine o lo scopo dell’azione espressa nella reggente (svolgono la funzione del complemento di fine).
- Causali: indicano la causa di quanto è espresso nella reggente (svolgono la funzione del complemento di causa).
- Consecutive: indicano la conseguenza di quanto è affermato nella reggente.
- Temporali: collocano nel tempo l’azione della reggente, in una relazione di contemporaneità, anteriorità o posteriorità (svolgono la funzione del complemento di tempo).
- Concessive: indicano la circostanza nonostante la quale si verifica il fatto espresso nella reggente (svolgono la funzione del complemento concessivo).
- Condizionali: indicano la condizione necessaria perché si realizzi quanto espresso nella reggente.
- Comparative: stabiliscono un paragone con quanto detto nella reggente (svolgono la funzione del complemento di paragone).
- Avversative: indicano un’azione o un fatto in contrapposizione con quanto detto nella reggente (svolgono la funzione del complemento di sostituzione).
- Relative improprie: sono relative con significato finale, consecutivo, eccetera.