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Carlo Goldoni: vita e opere

Gen 13, 2022

Carlo Goldoni è un drammaturgo italiano del Settecento, riconosciuto in particolar modo per la sua riforma del teatro e per il notevole contributo dato alla commedia moderna.

Introduzione a Goldoni: la biografia e lo stile

La vita di Goldoni (1707-1793)

Carlo Osvaldo Goldoni nasce nel 1707 a Venezia in una famiglia borghese; insieme al padre deve affrontare vari trasferimenti tra Perugia, Rimini e Udine. Anche la sua formazione giuridica risulta piuttosto travagliata dal momento che, inizialmente, viene espulso dall’Università di Pavia per aver composto un testo satirico su delle giovani pavesi e, successivamente, abbandona gli studi all’Università di Modena per una crisi depressiva. Si laurea soltanto nel 1731 e da lì prende avvio la sua carriera forense

Dopo pochi anni Goldoni conosce il capocomico Giuseppe Imer e, grazie a lui, ottiene un contratto e inizia a scrivere testi teatrali per il San Samuele di Venezia: sono di questi anni alcune tragicommedie come Belisario, Don Giovanni Tenorio e Giustino. Nel frattempo, a Genova, conosce Nicoletta Conio (o Connio) con cui si sposa nel 1736 e, una volta ritornato a Venezia, inizia a realizzare le prime commedie: il Momolo cortesan e La donna di garbo che, a differenza della prima, presenta le parti di tutti i personaggi internamente scritte. Dovendo fuggire per motivi finanziari, continua la sua attività teatrale a Rimini e poi quella giuridica in Toscana. 

Goldoni fa ritorno a Venezia come scrittore per la compagnia Medebach presso il teatro Sant’Angelo: a questi anni si devono il netto allontanamento dalla commedia dell’arte e la composizione de L’uomo prudente, La famiglia dell’antiquario e La locandiera. In un solo anno, il 1750, riesce a portare a termine la scommessa aperta con il pubblico e lo stesso Medebach scrivendo ben sedici commedie, tra cui Il teatro comico, prima brillante testimonianza della sua riforma teatrale. Tuttavia nel 1753 lascia la compagnia e prende un nuovo incarico presso il teatro San Luca. Qui manda in scena Il campiello, I rusteghi, La trilogia della villeggiatura e Le baruffe chiozzotte, ma prima deve adattare i propri testi a un palcoscenico più ampio e a degli attori non abituati al suo stile. 

Nel 1762 Goldoni viene chiamato a Parigi per occuparsi della Comédie Italienne, genere teatrale a opera di attori professionisti italiani in Francia, e lì si imbatte in un pubblico ancora abituato alla commedia dell’arte e all’improvvisazione. Infine insegna italiano alle figlie di Luigi XV e alle sorelle di Luigi XVI a Versailles e muore nel febbraio del 1793 durante la Rivoluzione francese in condizioni di povertà, a causa dell’annullamento delle pensioni concesse dal re.

La poetica di Goldoni

Nonostante abbia composto più di duecento opere teatrali tra commedie, tragedie, melodrammi, tragicommedie e intermezzi, Goldoni viene ricordato quasi esclusivamente per le sue commedie. Probabilmente questo è dovuto al loro apporto rivoluzionario da un punto di vista poetico-stilistico e alla loro capacità di restituire un fedele riflesso del contesto sociale e storico del suo tempo. 

Nel tentativo di spiegare la personalità letteraria dell’autore viene spesso utilizzata l’espressione “razionalismo illuministico” per indicare, da un lato, l’assenza di una cornice di tipo divino e, dall’altro, la fiducia ottimistica nell’uso della ragione. Ne è un esempio il desiderio di Goldoni di assistere a una pacifica e razionale distinzione tra i diversi ruoli sociali: nobiltà, borghesia e popolo. Affermando tale distinzione, però, egli non intende isolare le tre classi al punto da mettere in scena un continuo conflitto tra nobiltà e borghesia; anzi, il suo scopo è proprio quello di rimarcare l’opportunità di ogni essere umano di vivere all’interno della propria classe, usando la ragione

Inoltre per comprendere la poetica di Goldoni è altrettanto importante il riferimento al Libro del Mondo e al Libro del Teatro, i due testi su cui l’autore dichiara di essersi formato. È proprio a partire dalla sua concreta esperienza all’interno del mondo e del teatro che Goldoni è stato in grado di cogliere i gusti del pubblico, di migliorare alcuni meccanismi ormai obsoleti e di ripristinare sulla scena i caratteri del realismo

Goldoni e la riforma del teatro

La riforma teatrale di Goldoni si articola in vari punti, tutti in contrapposizione al precedente genere della Commedia dell’Arte.

  • Meno improvvisazione, più drammaturgia. La Commedia dell’Arte consisteva sostanzialmente in un’improvvisazione degli attori sulla base di un canovaccio sommario che delineava le caratteristiche fondamentali di ogni personaggio. Goldoni apporta una prima modifica sul piano testuale iniziando a scrivere per intero la parte del personaggio protagonista ed estendendo, solo in un secondo momento, la scrittura della partitura anche agli altri soggetti. 
  • Personaggi con una personalità. Le maschere fisse, stereotipate e mono-espressione della Commedia dell’Arte precedente cedono il posto a soggetti più approfonditi. Goldoni pone grande attenzione a caratterizzare ognuno dei suoi personaggi in modo unico e individuale,  elemento fondamentale per cogliere l’interesse del pubblico borghese e superare la staticità del genere precedente.
  • Una maggiore verosimiglianza. A causa della stereotipizzazione e dell’improvvisazione, spesso l’intreccio che veniva messo in scena all’interno della Commedia dell’Arte risultava piuttosto inverosimile; al contrario uno dei punti della riforma goldoniana è proprio la ricerca di una maggiore verosimiglianza. Gli intrecci ideati e realizzati da Goldoni rispondono all’esigenza di servirsi di un realismo naturalistico: il teatro deve rappresentare la realtà e il vissuto senza sfociare in una sua deformazione parodistica. Questo stesso realismo, inoltre, poggia sulla convinzione che ci sia una reciproca influenza tra la scelta del carattere e del contesto ambientale: ogni carattere deve le sue caratteristiche al contesto in cui si colloca ed ogni ambiente condiziona atteggiamenti ed espressioni dei personaggi.
  • Contenuti morali. Le finalità della Commedia dell’Arte erano di tipo chiaramente ricreativo e ludico, motivo per cui il ragionamento critico del pubblico non veniva mai suscitato e una trama prevedibile era preferita rispetto ad una nuova e più riflessiva. La riforma di Goldoni, invece, conduce verso una radicale moralizzazione dei contenuti, frutto anche del razionalismo illuministico che lo aveva condotto ad una visione laica, ma decisamente orientata alla ricerca di valori morali e civili. A partire dall’umanizzazione di una maschera della Commedia dell’Arte, nello specifico quella di Pantalone, l’autore sviluppa il personaggio del mercante borghese e a quest’ultimo affida l’incarico di trasmettere valori e virtù propri del suo carattere: tra i tanti, laboriosità e onestà. Nel corso del percorso artistico di Goldoni, però, queste stesse peculiarità vengono estremizzate al punto che iniziano ad assumere i tratti di vizi. Di conseguenza, ottiene progressivamente una maggiore centralità la rappresentazione della classe popolare che viene realizzata in modo piuttosto distaccato proprio perché realmente distante dalla condizione borghese dell’autore. 

Le opere di Goldoni

Il primo genere a cui si dedica attivamente Goldoni è quello della tragicommedia. all’interno della Compagnia di Imer ha, infatti, l’opportunità di lavorare su numerose tragicommedie dell’arte, già in modo rivoluzionario e riscuotendo il suo più grande successo con la messa in scena del Belisario nel 1734. 

Di seguito, Goldoni procede alla stesura delle prime commedie e inizia una graduale trasformazione dei canoni del genere. Il suo obiettivo è quello di compiere un’opera di educazione e formazione nei confronti sia degli spettatori sia degli attori con cui doveva collaborare. Successivamente le commedie di questo primo periodo sono poi state soggette a una totale revisione dal momento che presentavano le parti scritte parzialmente e soltanto alcuni tratti dei soggetti delineati. Culmine di questo processo verso la scrittura completa delle parti è La donna di Garbo del 1743: la prima commedia interamente scritta in dettaglio. A questo proposito, immediatamente l’anno dopo risulta alquanto particolare la scelta dell’autore di ripristinare la forma mista tra parti scritte a soggetto e maschere della commedia dell’arte.

Goldoni scrive anche per altri generi: tragedie romanzesche in versi in concorrenza con Pietro Chiari, libretti teatrali per opere giocose e opere serie e, infine, due commedie in lingua francese da collocare nel periodo in cui l’autore si trasferisce a Parigi.

La locandiera

La locandiera è una commedia in tre atti scritta nel 1752 e rappresentata l’anno seguente per la compagnia Medebach. La vicenda è ambientata in una locanda di Firenze. I personaggi principali sono Mirandolina, la proprietaria della locanda, e tre nobili clienti: un soggetto misogino e duro con le classi sociali differenti dalle sue, un nobile ormai decaduto che crede di poter conquistare la seducente locandiera grazie al suo titolo e un altro nobile che ha acquistato il titolo nobiliare e vorrebbe fare lo stesso anche con Mirandolina. Insieme a loro compare anche un cameriere di nome Fabrizio che, al termine della vicenda, sposerà la protagonista. 

Lo scopo della protagonista è quello di far innamorare e dichiarare il primo dei soggetti elencati ma, quando questo avverrà, lei convolerà a nozze con Fabrizio, anche nel rispetto del volere paterno. Il personaggio di Mirandolina, chiara evoluzione della maschera di Colombina della Commedia dell’Arte, ha una personalità complessa e articolata, assimilabile a quella del ceto borghese: se da un lato è laboriosa e razionale, dall’altro risulta fortemente orientata al raggiungimento dei propri interessi in modo strategico e narcisistico. Nella Prefazione alla commedia, Goldoni ammonisce gli uomini e li invita a guardarsi bene da quel tipo di donna ammaliatrice che finisce per ingannare la sua vittima.

Oltre a ciò, il messaggio dell’autore appare indirizzato sia verso una condanna dei vizi della borghesia sia verso una condanna degli eccessi della nobiltà. Ogni personaggio risulta particolarmente approfondito e, solo tramite questi dettagli, un’efficace azione moralizzante e l’immedesimazione con i protagonisti risultano effettivamente possibili.

I rusteghi

Questa commedia in tre atti è stata scritta nel 1760 e narra di quattro “rusteghi”, uomini rozzi e di scarsa cultura intenti a intavolare delle nozze combinate tra due loro figli. Leonardo ha promesso la figlia in sposa al figlio di Maurizio e le mogli, contro la tradizione, decidono di far conoscere i due nel corso di una festa in cui i giovani si innamorano realmente. I due dovranno quasi rinunciare al loro matrimonio quando lo stratagemma verrà scoperto dai padri autoritari, ma il tutto si risolverà grazie all’opera dissuasiva delle madri. 

Dunque, la trama ruota attorno alle differenze tra uno spirito chiuso e ancorato alla tradizione e una visione più aperta e ribelle. Il messaggio finale sembra essere una dura critica al conservatorismo della borghesia che non consente di accettare la modernità e di coglierne il piacevole modo di vivere.

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