La salute mentale è una cura primaria
La necessità di un supporto psicologico è sempre stata evidente, ma a seguito della pandemia è diventata un’urgenza. La Campania se n’è accorta e ha istituito dalla fine dell’anno scorso la figura dello psicologo di base. Nonostante l’attrito esercitato all’inizio dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, d’ora in poi in Campania sarà possibile consultare unǝ psicoterapeuta attraverso i distretti sanitari locali. Tuttavia, figura dello psicologo di base non nasce nel panorama pandemico: è un tema ormai dibattuto da anni, che ha spinto nelle piazze masse di giovani studentз.
In sciopero per la propria salute
Il 16 dicembre scorso si è svolto l’ultimo grande sciopero studentesco organizzato da Link, Rete della Conoscenza e Unione degli studenti; in contemporanea numerosi istituti superiori nel paese venivano occupati. La scintilla che ha fatto esplodere il movimento è stato l’annuncio del taglio ai finanziamenti per lo studio. Infatti, nonostante le molteplici richieste dellз giovani per una scuola più inclusiva e sensibile alla salute mentale dellз proprз studentз , le risposte del governo sono state tutte negative.
Eppure sono anni che le rappresentanze studentesche tentano di spingere le istituzioni verso un miglioramento dei servizi scolastici di supporto, spesso scadenti e inadeguati alle necessità. La mancata figura di un professionista, che sia legato alle istituzioni scolastiche o a quelle pubblico–sanitarie, si sente. Basti pensare che in soli sette anni il consumo di antidepressivi è cresciuto del 10% e costituisce ormai il 3,7% dell’uso totale dei farmaci in Italia. Allo stesso tempo, le probabilità di interrompere il percorso di psicoterapia sono del 50%, per lo più motivate da stigma e/o mancanza di soldi. Lo psicologo di base potrebbe risolvere questa situazione spinosa?
Psicologo di base: cos’è?
Siamo tuttз abituatз a sentir parlare del “medico di base” o “medico di famiglia”, ossia quella figura professionale medica legata all’assistenza sanitaria locale che si occupa delle cure primarie e delle consultazioni e che, in alcuni casi, indirizza il paziente verso servizi specialistici. Lo psicologo di base è un professionista analogo, specifico per la cura primaria della salute mentale. Nella dichiarazione di Alma Ata del 1978, con cui è nato il medico di famiglia, si legge che la salute è “uno stato di completo benessere mentale e fisico, non semplice assenza di malattia e infermità”. La salute è quindi un diritto umano e pertanto i governi si dichiarano responsabili della salute dei propri cittadini.
Sono passati più di quarant’anni dalla dichiarazione e nel corso di quattro decenni sono state pubblicate dall’OMS ulteriori affermazioni sull’importanza del benessere mentale e di come i servizi debbano essere competenti e accessibili a tuttз. Tuttavia in Italia gli unici servizi pubblici di supporto psicologico spesso non sono specializzati, hanno liste di attesa chilometriche e non riescono a confrontarsi con i problemi espressi dai giovani. Inoltre è difficile usufruirne, soprattutto se minorenni e costrettз a nasconderlo ai propri genitori.
Lo psicologo di famiglia, lavorando in sinergia con il medico generale, permetterebbe invece un supporto continuo, dall’infanzia fino all’età adulta. Ovviamente non si occuperebbe solo di individuare eventuali patologie o disturbi, ma anche di promuovere consapevolezza e conoscenza di sé, nonché di offrire uno spazio di ascolto.
A che punto siamo in Italia?
Senza dubbio la pandemia da COVID-19 ha sottolineato la necessità di un supporto psicologico. I livelli di ansia, stress e depressione, infatti, sono aumentati non solo tra lз giovani, ma in tutta la popolazione. Tant’è vero che il 35% degli interventi richiesti al medico di famiglia sono mossi proprio da fattori psicologici: stanchezza, sintomi ansioso-depressivi e disturbi del sonno.
Il primo tentativo di inserimento dello psicologo di base fu ad opera della Scuola di Specializzazione in Psicologia della salute dell’Università La Sapienza di Roma. Nel 2000 l’ateneo organizzò i tirocini di alcuni specializzandi all’interno degli studi di medicina generale, ma invano. Solo dieci anni dopo è stata avanzata la prima proposta da parte del parlamento: nel 2019 è stato approvato il decreto legislativo che legittima la presenza dello psicologo nelle cure primarie e nella medicina generale, su richiesta delle regioni.
Sebbene diverse regioni abbiano istituito da allora la figura dello psicologo del territorio, integrata all’interno dei servizi sociali, soltanto il Veneto ha iniziato nel 2014 una fase di sperimentazione in alcune strutture sanitarie. Le altre regioni si sono limitate alla presenza di consultori. Il critico peggioramento delle condizioni psicologiche ha infine dato la spinta decisiva. La Campania ha infatti adottato ufficialmente una legge regionale per regolamentare lo psicologo di base, in cooperazione con le ASL e un osservatorio regionale. Ora non ci resta che aspettare per vedere chi seguirà il suo esempio.
Lo Psicologo di Base in Italia e in Europa
Dalla pubblicazione dell’EMHAP (European Mental Healt Plan) nel 2013, in Europa sono state promosse per anni politiche di inserimento della figura dello psicologo nel contesto della medicina di base. Si tratta ormai di realtà consolidate. Inghilterra, Olanda e Belgio sono solo alcuni dei Paesi che offrono già un servizio di assistenza sanitaria pubblica accessibile e professionale sul piano del benessere e della salute mentale.
Quali sono i fattori che tengono l’Italia lontana da un supporto psicologico di base? Sicuramente nel nostro Paese lo stigma sulla salute mentale è ancora alquanto diffuso. Secondo i sondaggi, infatti, benché il 24% delle persone ritenga che lo psicologo sia una figura ormai del tutto normalizzata, il 60% si mantiene sull’ “abbastanza normalizzata”. Ben il 72%, inoltre, ritiene che sia fonte di vergogna ammettere di usufruire dello psicologo, anche se è consapevole che non dovrebbe essere così. D’altronde, se si guarda la fetta di popolazione che non vi ha mai ricorso, si nota come più della metà affermi di non averne mai avuto bisogno né di necessitarne in futuro.
Ancora è diffusa l’immagine dello psicologo come medico esclusivo per disturbi e patologie che fanno del paziente un pericolo sociale o un malato grave. Tale stigma è frutto di poca informazione sulla salute e il benessere mentale, nonché di una storia locale della psicologia molto tormentata: solo 40 anni fa esistevano ancora i manicomi. Se da un lato la percezione dello psicologo sta gradualmente cambiando, dall’altro c’è ancora chi polarizza la salute mentale in due stadi opposti: o bianco o nero, o gravemente patologizzato o totalmente sano.
Eppure il benessere e la salute psicologica sono analoghi a quella fisica, nonché strettamente collegati e interdipendenti. Proprio per questo, una collaborazione tra medico generale e psicologo di base permetterebbe un approccio più efficiente e completo alla salute del paziente. Solo così, infatti, ogni soggetto verrebbe analizzato e supportato nella sua integrità di essere, fisico e mentale.
Alex