Era il 24 febbraio scorso quando le televisioni, i giornali e i mezzi di informazione di tutto il mondo iniziavano a raccontare il volto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Più volte è stato ribadito che questa sarebbe stata la prima guerra di sempre a essere combattuta sotto l’influenza dei social media ed è indubbio che il loro ruolo sia stato centrale e continui a esserlo. Altrettanto centrale è stato l’intervento delle persone più giovani, non solo per una maggiore familiarità con i più moderni strumenti di comunicazione, ma anche per l’urgenza di testimoniare e informarsi su quanto stesse accadendo in tempo reale.
In un primo momento, l’attenzione si è spostata sull’impiego degli ambienti social come canali di informazione – tanto che, in una fase ancora primordiale, la Russia di Vladimir Putin aveva iniziato a ostacolare la libera circolazione delle notizie e l’accesso alla rete Internet globale. Infatti, subito dopo l’impiego di questi strumenti è stato anche considerato funzionale alla creazione di una rete internazionale di aiuto e sostegno alle vittime della guerra. Sono state numerose le iniziative di raccolte fondi, collette alimentari e invio dei materiali di prima necessità sbocciate sui social e portate a compimento grazie a un ricco passaparola e una forte opera di sensibilizzazione.
Esistono però progetti che hanno preso avvio dopo lo scoppio della Guerra, tra l3 giovani di tutto il mondo, e che verranno ricordati per aver semplificato la messa in salvo delle vittime, la ricerca di una sistemazione o, più semplicemente, averne agevolato la comunicazione. Vediamone alcuni.
I giovani russi al fronte e gli addestramenti ai minori ucraini
Prima di elencare alcune di queste realtà, si potrebbe iniziare riconoscendo il contributo militare delle forze più giovani. Giovani russi partiti per delle comuni esercitazioni non sono mai più tornati a casa per quello che anche il Ministero della Difesa dichiarerà “un errore”. Giovani ucrain3 separatist3 intenzionat3 a difendere la propria famiglia e il proprio territorio improvvisamente strappat3 alla loro quotidianità.
Hanno fatto il giro del mondo le immagini di bambini e ragazzi armati che, già a partire dalle settimane precedenti ai primi bombardamenti, erano stati coinvolti in un processo di addestramento di fortuna, forzato, velocizzato e reso necessario dal presagio della guerra. Non è possibile affermare con esattezza l’ammontare delle vittime, ma sono preoccupanti la stima sui civili: quella proveniente dall’organizzazione Save The Children prevedeva, già dal mese di febbraio, il pericolo di vita per 7,5 milioni di minori in caso di attacchi alle strutture educative.
Il supporto dell3 cittadine russ3 alla popolazione ucraina
Fatte queste premesse, alcune delle storie di solidarietà che intendiamo riportare in questa occasione provengono direttamente dalla popolazione russa. Sebbene stia vivendo ormai da oltre un ventennio sotto il dispotismo di Putin, non si è sempre detta favorevole al suo programma di annessione, addirittura ostacolandone il progetto. È insito nella storia di ogni conflitto il carattere divergente da parte della popolazione avversaria ed è proprio in tal senso che intendiamo sottolineare i seguenti progetti.
Il primo progetto prende il nome di “Helping to leave” e consiste in un sostegno alla fuga nei confronti della popolazione ucraina, da parte delle oltre 400 persone volontarie (principalmente giovani russ3 espatriat3 oppure bieloruss3 o georgian3). Grazie alla brillante idea della giornalista Anastasiya Zaviyalova il canale di messaggistica istantanea Telegram ha consentito l’apertura di un varco di comunicazione con chi, trovandosi in pericolo, vedeva nella fuga dal paese l’unica opportunità di salvezza per sé stess3 e la propria famiglia.
Un sistema ben organizzato che non lascia nulla al caso e che è stato effettivamente in grado di portare numerose vite in salvo grazie alla suddivisione dei compiti, al reperimento delle informazioni in tempo reale sul territorio e a un costante confronto tra quelle di tipo istituzionale e quelle giunte a livello locale. Dei tre ruoli presenti all’interno del progetto “Helping to Leave” quello di acquisire notizie in tempo reale sui vari territori tramite chat dedicate è di competenza dell3 supervisor3: le notizie vengono poi controllate dall3 fact checker per assicurarsi della loro veridicità e della possibilità di usufruire di un corridoio sicuro. Il ruolo più pratico e di primo contatto, infine, viene gestito dagli operatori che ricevono le richieste di aiuto da parte dell3 rifugiat3, a cui possono rispondere facilmente tramite chatbot.
Il secondo caso che dimostra l’impegno di una parte della cittadinanza russa nel mettersi al servizio dell’altro come forma di sostegno alla popolazione ucraina coinvolge lo studente universitario russo Leonid, ventunenne. Proprio lì dove molte famiglie si trovano a doversi salutare e gli uomini rimangono in Ucraina, mentre le mogli e i bambini cercano rifugio dalla guerra in altri Paesi, Leonid svolge quotidianamente un volontariato come interprete lungo la frontiera di Medyka, alla dogana tra Ucraina e Polonia. La complessità del compito è dovuta certamente al verificarsi di situazioni drammatiche e spiacevoli che hanno luogo presso il confine. Ma, come rivelato dal giovane protagonista, non mancano le occasioni in cui mettersi in gioco occupandosi degli spostamenti da organizzare o della consegna dei viveri e in cui poter beneficiare di un forte senso di realizzazione e appagamento.
Nel resto del mondo …
Nonostante il conflitto abbia visto il coinvolgimento dei soli territori ucraini e russi, ciò non ha impedito ai cittadini e alle cittadine di tutto il mondo di fornire il proprio contributo alle comunità in maggiore difficoltà. Numerosi, infatti, sono stati i modi con cui da ogni paese si è cercato di far arrivare un sostegno al popolo ucraino e, ancora una volta, è giunto dall3 giovani lo sforzo più evidente.
Tra il 24 febbraio e il 7 settembre 2022, oltre 12 milioni di persone hanno abbandonato l’Ucraina per motivi umanitari. Di questi oltre tre quarti hanno raggiunto l’Unione Europea e un terzo ha chiesto protezione temporanea, in alcuni casi registrandosi anche con lo status di profughi. Secondo le prime valutazioni dell’UNHCR, oltre 700.000 persone avrebbero raggiunto l’Italia e usufruito dell’impianto di ospitalità e accoglienza messo in moto grazie alla disponibilità e alla solidarietà di famiglie, parrocchie, istituzioni e associazioni di volontariato. In alcuni casi esemplari, le scuole italiane sono diventate terreno di pace: un rifugio genuinamente studiato da bambini e insegnanti per la migliore accoglienza possibile. Numerose anche le opportunità offerte dagli atenei italiani che hanno messo a disposizione per student3, ricercator3 e docent3 ucrain3 dei benefici in denaro e i servizi abitativi e di ristorazione. Il che testimonia il carattere prioritario del sostegno fornito a quanti abbiano intrapreso un percorso di studio nel nostro paese.
Dal mese di febbraio fino ai giorni nostri ovunque nel mondo si sono alternate delle iniziative di flashmob in cui migliaia di studenti, studentesse e non solo sono sces3 nelle piazze per far cessare il conflitto. Si sono verificate innumerevoli fiaccolate silenziose o manifestazioni di protesta più accese con l’unico obiettivo di stringersi alla popolazione ucraina e indirizzare le istituzioni politiche occidentali verso una presa di coscienza uniforme e decisa. Altro caso un po’ particolare è quello di flashmob dove l’arte incontra l’attività sociale e politica e dove il suono delle percussioni simula il rumore delle bombe e la parola viene impiegata come strumento di comunione e arte.
Il terzo esempio che intendiamo riportare riguarda una volontaria italiana. Il suo nome è Giulia Schiff, prima alla Legione Internazionale di Kiev e subito dopo nel team Masada per le operazioni speciali. L’ex pilota ventitreenne da marzo ha raggiunto il fronte ucraino ed è scesa in campo, unica tra l3 volontar3 stranier3 in Ucraina, mettendo la sua vita al servizio del popolo ucraino svariate volte. Ha anche avviato una sorta di video-diario in cui più volte ha mostrato il volto di una guerra combattuta, in parte, da volontari e volontarie con un addestramento di gran lunga accelerato, ma guidati dagli ideali di impegno e libertà.
Per concludere
Forse è possibile tracciare un collegamento tra le iniziative sviluppate a sostegno delle vittime della guerra e la celebre espressione di una canzone di De André: “Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti” (Canzone del Maggio, 1968).
Con la consapevolezza che tutti e tutte siano necessari e necessarie alla salvaguardia nostra e del nostro pianeta, quelli elencati fin qui sono soltanto alcuni esempi quotidiani dell’impegno che ognuno e ognuna di noi può assumere verso una causa non direttamente tangibile, pur di fare del mondo uno spazio di pace, fratellanza e rispetto.